Authors: Gruppo scuola Donatelli Pascal (Lee Chaeryung, Marta Arosio, Cavenago Giulia Maria e Sasso Lorenzo).
Committee: Investigations and Activities Committee, High School Committee
Date: 02/06/2025
Introduzione: un nuovo approccio europeo alla criminalità
Nel giugno del 2021, la Procuratrice Capo Europea Laura Codruta Kövesi ha pronunciato il suo primo discorso programmatico, tracciando le linee guida per l’azione della neonata EPPO (European Public Prosecutor’s Office) nella lotta contro i crimini che ledono gli interessi finanziari dell’Unione. Tra questi, la lotta alle mafie occupava — e occupa tuttora — un ruolo cruciale.
Fin dall’inizio, Kövesi ha sottolineato la necessità di un approccio sovranazionale per affrontare fenomeni criminali che non si fermano ai confini degli Stati. A distanza di alcuni anni, è possibile fare un primo bilancio dei risultati raggiunti da questo organo, che si è posto fin dall’inizio come un attore determinato e innovativo nella difesa della legalità a livello europeo.
Con oltre 1.500 indagini aperte, un danno stimato superiore ai 14 miliardi di euro e numerosi sequestri di beni, l’EPPO ha dimostrato di essere uno strumento operativo efficace, capace di colmare i vuoti lasciati dalle tradizionali forme di cooperazione giudiziaria tra Stati membri.
EPPO: struttura, funzioni e potenzialità
L’EPPO, fondata nel 2017 ma entrata ufficialmente in funzione il 1° giugno 2021, è un organo indipendente dell’UE incaricato di indagare e perseguire reati non solo la frode ai fondi europei ma anche la corruzione, il riciclaggio e, indirettamente, i crimini delle mafie transnazionali quando sono strettamente connessi ai reati che ledono gli interessi finanziari dell’Unione. Operando in 24 Stati membri, questa Procura ha la capacità di superare le barriere nazionali che spesso rallentano o impediscono indagini efficaci, grazie a un sistema integrato di procuratori delegati e a strumenti giuridici comuni.
Ogni procuratore lavora nel proprio Paese, ma sotto il coordinamento della sede centrale del Lussemburgo, permettendo così un’azione rapida e coordinata in tempo reale. La Procura Europea può condurre direttamente indagini ed, al termine delle investigazioni, richiedere alle Autorità Giudiziaria nazionali non solo il rinvio a giudizio degli indagati ma anche – sin dalle indagini preliminari – l’emissione di mandati d’arresto europei o decreti di sequestro di beni senza dover ricorrere ai vecchi (e più farraginosi) strumenti rogatoriali in ambito penale. Questo tipo di approccio ha reso possibile affrontare più rapidamente casi complessi, come quelli che coinvolgono frodi comunitarie sull’IVA o schemi di riciclaggio a più livelli. Con il suo lavoro, l’EPPO sta contribuendo a costruire una vera area di giustizia europea, dove chi commette reati contro il bilancio dell’UE ha sempre meno spazio per nascondersi.
I risultati concreti nella lotta alle mafie
Secondo i dati riportati nel proprio Rapporto annuale sull’attività complessivamente svolta nel corso del 2024, EPPO ha avviato migliaia di indagini e sequestrato centinaia di milioni di euro.
Inparticolare, le indagini che hanno coinvolto organizzazioni mafiose hanno portato alla luce complesse reti criminali capaci di infiltrarsi negli appalti pubblici, nella distribuzione dei fondi UE e nel riciclaggio internazionale. Sono emersi collegamenti tra gruppi mafiosi italiani e reti criminali attive in altri Stati membri (come ad esempio in Romania), dimostrando la dimensione transnazionale del fenomeno e la necessità di un’azione sovranazionale.
Collaborazioni e ostacoli
Il successo dell’EPPO è stato possibile grazie alla collaborazione con le autorità giudiziarie nazionali e con agenzie come Europol, OLAF e con Eurojust, che forniscono supporto investigativo e scambio di informazioni anche in ambito penale. Tuttavia, persistono alcune difficoltà: non tutti gli Stati membri partecipano all’EPPO (ad oggi, Danimarca, Irlanda, Ungheria non partecipano), e in certi Paesi i sistemi giudiziari sono ancora restii a cedere competenze a un organo sovranazionale. Questo crea delle “zone grigie” dove i criminali possono ancora approfittare di differenze nei sistemi legali. Inoltre, la mancanza di risorse e di personale – anche queste lamentate dalla Procuratrice Kövesi nella sua Relazione – rischiano di rallentare il lavoro della Procura, in alcuni casi, i procuratori delegati si trovano a gestire decine di casi contemporaneamente, con carichi di lavoro molto elevati.
In conclusione: quali prospettive di azione della Procura Europea?
Nonostante gli ostacoli che affronta la Procura Europea, il suo bilancio, a pochi anni dal suo avvio, è senza dubbio positivo: la lotta alle mafie in Europa è diventata più coordinata, più efficace e più visibile. Grazie al lavoro della Procura Europea, sono stati avviati centinaia di procedimenti contro reati gravi come il riciclaggio, le frodi IVA e l’uso illecito dei fondi europei, spesso legati ad attività mafiose. Tuttavia, per consolidare questi risultati, sarà necessario rafforzare la cooperazione tra gli Stati, estendere la partecipazione all’EPPO anche a quei Paesi che ancora ne restano fuori, e garantirle risorse adeguate per affrontare carichi di lavoro sempre più crescenti. In molti casi, infatti procuratori si trovano a operare con poco personale e strumenti limitati, nonostante la portata internazionale dei crimini trattati.
La criminalità organizzata non conosce confini e nemmeno la giustizia dovrebbe averne, se davvero si vuole proteggere l’integrità dell’Unione Europea e dei suoi cittadini.