Author: Adriana Valladares
Committee: Create Committee
Date: 01/06/2025
Venerdì 14 marzo 2025 si è tenuta un’intervista di grande rilievo che ha visto protagonisti due figure centrali nel panorama della giustizia europea: il giornalista e scrittore Roberto Saviano, noto per il suo impegno nella lotta alla criminalità organizzata, e il procuratore europeo Ignacio De Lucas Martín. L’incontro ha avuto l’obiettivo di approfondire temi cruciali legati al funzionamento della Procura europea (EPPO) e al rafforzamento della legalità in chiave transnazionale.
Qual è stato il ruolo della Spagna per l’istituzione della Procura europea?
“Innanzitutto, permettetemi di ringraziarvi per l’invito. È un vero piacere essere qui, soprattutto accanto a Roberto Saviano. Il ruolo della Spagna, sin dalle fasi iniziali della creazione della Procura europea, è stato di pieno supporto. Ha riconosciuto l’urgenza di un’istituzione che potesse rappresentare una svolta rispetto alla situazione precedente: un’opportunità unica per perseguire reati che, fino ad allora, venivano trattati in modo frammentario e inefficace.
La Spagna è stata tra i Paesi che hanno spinto maggiormente in questa direzione. Va però sottolineata una contraddizione importante: il sistema processuale spagnolo, basato su giudici istruttori, non si allinea perfettamente al modello della Procura europea. Questo richiede uno sforzo di adattamento da parte di tutti gli attori coinvolti – forze dell’ordine, autorità fiscali, dogane, e giudici – affinché possano comprendere e collaborare efficacemente con il nuovo assetto.
L’appoggio spagnolo non si è limitato alla fase di fondazione: si è confermato nel tempo, come dimostra l’ultima iniziativa a dicembre scorso, con l’inserimento di una nuova unità di polizia presso la Procura europea. Attualmente contiamo su agenti della Polizia nazionale, della Guardia Civil, periti ed esperti. Tutto ciò dimostra che la Spagna crede profondamente nella Procura europea come modello rivoluzionario e necessario.”
EPPO e le piattaforme offshore: secondo lei, sono previste evoluzioni nel breve periodo riguardo l’evasione fiscale e il riciclaggio?
“Domanda importante. Le piattaforme offshore giocano un ruolo cruciale nell’evasione fiscale e nel riciclaggio, soprattutto in relazione a strutture criminali complesse. La posizione della Procura europea su questo tema è molto chiara: il recupero del denaro è una priorità.
Ci troviamo di fronte a imprese delocalizzate, distribuite a livello globale. È proprio qui che la natura transnazionale della Procura europea dimostra tutta la sua forza. Il tracciamento dei flussi di denaro attraverso queste piattaforme rappresenta una sfida immensa, ma esiste una crescente consapevolezza e cooperazione tra Stati.
Abbiamo compiuto progressi su due fronti: da un lato, l’analisi delle piattaforme – conoscerle, comprenderne i meccanismi e gli attori coinvolti; dall’altro, il potenziamento della collaborazione internazionale, non solo tra Stati membri, ma anche con Paesi terzi. Solo rafforzando questi legami possiamo veramente contrastare questi fenomeni e recuperare i fondi sottratti.”
In Italia si nota una certa riluttanza dei media nel parlare della Procura europea. In Spagna la situazione è diversa?
“È un problema presente anche in Spagna. I media ci chiedono spesso maggiore trasparenza e accesso alle informazioni relative ai procedimenti. In generale, in Spagna il dialogo tra Procure e mezzi di comunicazione è più fluido rispetto ad altri contesti, ma quando si parla della Procura europea, le difficoltà aumentano.
Ci troviamo a lavorare con 24 Paesi diversi, e le esigenze comunicative variano notevolmente. Anche se disponiamo di un eccellente team di comunicazione a Lussemburgo, fornire risposte unitarie che soddisfino tutti i contesti nazionali è una sfida.
Tuttavia, siamo pienamente consapevoli dell’importanza della comunicazione. In un’epoca in cui la disinformazione è dilagante, è essenziale offrire un’informazione veritiera e sensibilizzare l’opinione pubblica. Troppo spesso, la società appare anestetizzata di fronte alla criminalità organizzata. Dobbiamo svegliare le coscienze.”
Che impatto ha avuto la Procura europea sulla criminalità organizzata in Spagna?
“Dal 2023, anno del mio ingresso nella Procura europea, ho potuto osservare una realtà ben diversa da quella prevista. Le organizzazioni criminali che operano nei settori di competenza della Procura sono molto più numerose e strutturate del previsto.
Secondo l’ultimo rapporto annuale, il 10% delle indagini in Spagna riguarda la criminalità organizzata. In due anni, abbiamo triplicato il numero delle indagini, segnale che esisteva uno spazio di impunità non ancora esplorato. La Procura ha messo in luce organizzazioni che fino a quel momento operavano nell’ombra.
È importante superare l’idea che esistano organizzazioni ‘minori’. Oggi, le reti criminali sono poli-criminali e si adattano in base alle opportunità economiche. Rilevare queste interconnessioni è fondamentale.”
I cittadini possono denunciare reati finanziari alla Procura europea. È soddisfatto della loro partecipazione?
“La risposta è duplice. Sì, i risultati sono buoni: nel 2023 abbiamo ricevuto oltre 6.500 denunce, il 70% da privati cittadini. In Spagna siamo passati da 50 a 240 denunce in un anno.
Tuttavia, non possiamo essere soddisfatti: bisogna fare di più. Per aumentare le denunce servono due elementi: conoscenza dell’istituzione e fiducia. La Procura deve essere conosciuta, e i cittadini devono sentirsi sicuri nel denunciare. La credibilità dell’istituzione si costruisce con l’efficacia delle indagini.”
Come la Spagna sta gestendo i fondi del PNRR? La Procura europea svolge un ruolo attivo nella loro protezione?
“Assolutamente sì. La Spagna è il secondo Paese europeo per ricezione di fondi del PNRR. La Procura europea ha l’obbligo di vigilare sul loro corretto utilizzo.
Nonostante ciò, è necessario rafforzare i meccanismi di segnalazione e controllo. Abbiamo bisogno di più denunce, più collaborazione tra amministrazioni e forze di polizia. Le indagini avviate in Spagna, in confronto al numero di fondi ricevuti, sono ancora poche.”
Come viene percepita la criminalità organizzata in Spagna?
“L’impatto è elevato, anche se non sempre visibile. Alcune organizzazioni operano apertamente, come nel narcotraffico nel sud del Paese. Altre invece mantengono un basso profilo, e proprio per questo sono più pericolose: sono invisibili e minano le istituzioni dall’interno.
Sono le reti legate al riciclaggio e alla frode che vanno monitorate con più attenzione, perché sfruttano l’assenza di allarme sociale per agire indisturbate.”
In Italia si registrano molte frodi sui fondi agricoli. Succede anche in Spagna? Come si può contrastare il fenomeno?
“Sì, succede anche da noi. Le frodi nel settore agricolo sono frequenti, spesso attuate da vere e proprie organizzazioni criminali.
Per contrastarle, servono più controlli sul territorio, maggiore coordinazione inter-istituzionale e, soprattutto, deterrenza. I cittadini devono sapere che ci sono conseguenze reali per chi froda lo Stato.”
Infine, una curiosità: com’è una sua giornata tipo? Dove vive e lavora? Viaggia molto?
“Ho lasciato Madrid per trasferirmi a Lussemburgo. All’inizio avevo qualche timore, ma ora mi sento fortunato. Lavoro in un contesto stimolante, con colleghi provenienti da tutta Europa.
Ogni giornata è intensa, dedicata alle indagini e alla collaborazione internazionale. Vivo qui con la mia famiglia, e sono felice di poter contribuire alla missione della Procura europea.”
Conclusione dell’incontro
Alla luce delle parole del Procuratore Ignacio De Lucas Martín, è evidente che la Procura europea rappresenta uno strumento essenziale per la lotta alla criminalità organizzata su scala internazionale. Ma per funzionare davvero, ha bisogno di essere alimentata da professionisti altamente qualificati e da tecnologie all’avanguardia.
Lo ha sottolineato anche Roberto Saviano, ricordando come spesso, purtroppo, i talenti formati nelle migliori università finiscano per servire la mafia invece che la giustizia. Ecco perché la formazione e l’etica sono fondamentali.
A questo proposito, il Professor Alberto Gallace, responsabile del centro di ricerca MIBTEC, ha presentato un progetto innovativo: un gioco in realtà virtuale che simula una vera indagine condotta dalla Procura europea. Il gioco, pensato secondo la logica dei “serious games”, permette agli operatori del settore legale di vivere le indagini da prospettive diverse, facilitando la cooperazione tra i vari attori coinvolti: polizia, giudici, procuratori, tecnici.
Attraverso scenari realistici che includono perquisizioni, interrogatori, raccolta di prove, il progetto consente di migliorare le competenze pratiche degli operatori e affrontare sfide giuridiche complesse, spesso chiarite solo di recente dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
Con orgoglio, il Centro di Eccellenza MIBTEC ha messo questa tecnologia al servizio della Procura europea, offrendo uno strumento concreto e potente per rafforzare la giustizia e la legalità in tutta Europa.
“Condivido la riflessione di Roberto,” ha concluso De Lucas Martín, “e rilancio con le sue stesse parole: dobbiamo costruire un’Europa della giustizia e della legalità. E per farlo, dobbiamo approfondire la cultura della giustizia e della legalità.”