Author: Corrado Rossitto
Committee: Investigations & Activities Committee
Date: 26/05/2025

1. Nascita ed evoluzione della legislazione antimafia in Italia

La criminalità organizzata all’interno dell’Unione Europea assume molteplici forme che non si esauriscono nelle note organizzazioni italiane quali la ’Ndrangheta, la Camorra, Cosa Nostra e la Sacra Corona Unita. Si registrano, infatti, presenze significative di gruppi criminali cinesi, rumeni, nonché dei cartelli sudamericani e messicani. In Italia, però, il fenomeno mafioso ha conosciuto un’evoluzione sostanziale: da una struttura quasi feudale, richiamata dalla leggenda n’draghetista di “Osso, Mastrosso e Carcagnosso”, si è passati alla stagione stragista degli anni Novanta, attraversando le due guerre di mafia.

Attualmente, le organizzazioni mafiose si configurano come entità internazionali, capaci di adattarsi ai mutati contesti socioeconomici. Le mafie attuali concentrano le proprie attività in ambiti quali il riciclaggio di denaro, la corruzione, le frodi fiscali (in particolare le cosiddette “frodi carosello” sull’IVA), e si avvalgono sempre più spesso dei cosiddetti “colletti bianchi”.

Nonostante i duri colpi inferti a Cosa Nostra, la mafia continua a riorganizzarsi, modificando la propria struttura interna. La Camorra è frequentemente attraversata da faide legate al traffico di stupefacenti e al controllo degli appalti. La ’Ndrangheta si conferma invece come l’organizzazione più solida e ramificata a livello internazionale, contraddistinta da una struttura interna difficilmente penetrabile, anche a causa dei pochi collaboratori di giustizia. Essa riesce così a infiltrarsi in numerosi settori, sia legali che illegali, generando corruzione, riciclaggio e violenza.

In Italia, accanto a un articolato impianto normativo, esiste un importante strumento parlamentare, stiamo parlando della Commissione Parlamentare Antimafia, istituita nel 1982 con la legge n. 646/1982, nota come legge Rognoni-La Torre. Essa prende il nome dal parlamentare e attivista antimafia Pio La Torre, assassinato dalla mafia il 30 aprile 1982 a Palermo: Pio la Torre, fu tra i primi a denunciare pubblicamente i legami tra mafia e istituzioni e promosse un approccio patrimoniale alla lotta alla criminalità organizzata. La sua morte, insieme a quella del suo autista Rosario Di Salvo, rappresentò il tragico epilogo di una battaglia civile fondamentale ma non si consumò invano.

La legge Rognoni-La Torre è considerata una pietra miliare della legislazione antimafia italiana. Tra i suoi elementi fondamentali si annoverano:

·       La confisca dei beni mafiosi: è prevista la possibilità di confiscare i beni anche in assenza di condanna definitiva, basandosi su indizi di appartenenza ad associazioni mafiose;

·       La destinazione sociale dei beni confiscati: i beni sottratti alla mafia devono essere riutilizzati per fini sociali, come la creazione di cooperative, contribuendo così a spezzare il legame tra criminalità e territorio.

·       L’introduzione dell’articolo 416-bis del Codice Penale, che definisce e punisce il reato di associazione di tipo mafioso; con la legge n. 125/2008, tale reato è stato esteso anche alle mafie straniere, rafforzando le misure di prevenzione patrimoniale.

La Commissione parlamentare d’inchiesta sulla mafia fu istituita per la prima volta dal Parlamento italiano nel 1962, con la legge n. 1720, anche se la questione di una lotta oltre che giudiziaria, anche politica e culturale alla mafia, fu posta da alcuni parlamentari già nel 1948, immediatamente dopo la strage di Portella della Ginestra (1° maggio 1947) e i successivi omicidi compiuti da Cosa Nostra nei confronti di sindacalisti agrari in Sicilia.

Ma è solo con la Legge Rognoni-La Torre che la Commissione (la seconda) trova una sua costituzione più sistematica e destinata ad essere riprodotta ad ogni Legislatura con il compito di vigilare sull’attività delle mafie, monitorare l’efficacia delle normative, collaborare con le forze dell’ordine e la magistratura, nonché proporre miglioramenti legislativi.

 

 

2. L’assenza di una normativa europea specifica in materia antimafia

Un caso emblematico della transnazionalità del fenomeno mafioso è rappresentato dalla “Brigada Oarza”, di cui i componenti arrestati nel gennaio del 2017, che rappresentava un’organizzazione mafiosa rumena operante in Italia, con base a Torino. Smantellata grazie a indagini delle autorità italiane, i suoi membri sono stati imputati anche dell’art. 416-bis. L’organizzazione presentava una struttura interna rigida e gerarchica e si dedicava ad attività illecite quali traffico di droga, sfruttamento della prostituzione, racket e frodi bancarie, configurandosi in modo analogo alle mafie tradizionali.

Tuttavia, a livello europeo non esiste un equivalente normativo all’articolo 416-bis del Codice Penale italiano. Sebbene alcuni Stati membri abbiano adottato leggi contro le organizzazioni criminali (tra cui Spagna, Germania e Francia), tali normative non sempre includono strumenti di contrasto patrimoniale e penale altrettanto articolati. A livello sovranazionale, la Direttiva 2014/42/UE consente la confisca dei beni delle organizzazioni criminali, ma la sua attuazione risulta eterogenea nei diversi ordinamenti nazionali.

Dopo la strage di Duisburg – un omicidio mafioso avvenuto il 5 agosto 2007 in Germania, dove furono uccisi sei italiani legati alla faida tra famiglie della ‘Nrangheta  in Calabria – anche l’opinione pubblica europea ha avuto modo di realizzare la pervasività delle organizzazioni mafiose italiane nel tessuto sociale degli altri Paesi europei. Infatti, L’attentato fu compiuto davanti a un ristorante italiano e rappresentò un punto di svolta perché portò l’attenzione internazionale sulla presenza e l’operatività delle n’drine calabresi in Europa. Da allora, la cooperazione tra autorità italiane e tedesche si è intensificata nel contrasto alla criminalità organizzata.

 

3. Prospettive per un contrasto europeo alla criminalità organizzata

Nonostante la necessità di un maggiore coinvolgimento delle Istituzioni europee nella lotta alla mafia, bisogna subito dire che i trattati istitutivi dell’Unione Europea (TUE e TFUE) non consentono, allo stato attuale del processo di integrazione europea, l’istituzione di una Commissione Antimafia presso il Parlamento Europeo. Le uniche commissioni parlamentari previste sono temporanee e dotate di funzioni esclusivamente conoscitive, prive cioè di poteri investigativi. Inoltre, la cooperazione penale tra gli Stati membri, sebbene formalmente prevista, non contempla un’azione specifica e coordinata contro la criminalità mafiosa, anche a causa delle differenti sensibilità nazionali sul tema.

Un passo in avanti significativo è stato tuttavia compiuto nel 2019, con l’istituzione della Procura Europea (EPPO). Questo organo, attraverso i Procuratori Europei Delegati, è competente a indagare su reati che ledono gli interessi finanziari dell’Unione, quali frodi e corruzione ma può anche assorbire altri reati – come quelli di stampo mafioso, per l’appunto – se strettamente connessi con quelli di propria esclusiva competenza.

 

E per questa ragione che non sono sin da subito mancati di esempi di indagini cruciali contro la mafia condotte in coordinamento con la procura europea.:

Un primo esempio è dato dall’operazione condotta nel novembre 2024 in Italia, che ha portato all’arresto di 43 soggetti, tra cui esponenti riconducibili a Cosa Nostra e alla Camorra. Questi ultimi sono stati ritenuti responsabili di una frode carosello transnazionale nel commercio di beni elettronici e informatici.

L’indagine, coordinata dall’EPPO in cooperazione con la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato, ha evidenziato un danno erariale superiore a 520 milioni di euro. Sono stati disposti sequestri di beni mobili e immobili anche in territori con elevata densità mafiosa, quali Cefalù, Milano e Chiavari per un valore complessivo superiore ai 10 milioni di euro. Il giudice per le indagini preliminari ha riconosciuto l’aggravante dell’agevolazione mafiosa (ex art. 416-bis.1 c.p.).

Un secondo esempio è rinvenibile nell’operazione “Moby Dick” la quale costituisce un esempio emblematico della capacità della Procura Europea di coordinare indagini complesse e transnazionali. Come sottolineato dalla Procuratrice Europea capo, Laura Kövesi, l’indagine dimostra “quanto sia sottile il confine tra il crimine organizzato e quello finanziario”, rivelando l’adattabilità delle mafie ai reati economici. Essa ha permesso non solo di smantellare un articolato sistema di frode fiscale, ma anche di mettere in luce le connessioni tra criminalità organizzata e reati economici, rafforzando il ruolo dell’EPPO nella tutela degli interessi finanziari dell’Unione.

 

Del resto,

Giovanni Falcone aveva già colto la dimensione transnazionale delle mafie e l’esigenza di una risposta comune da parte degli Stati. La sua visione di un’Europa unita nella lotta alla criminalità organizzata appare oggi più attuale che mai: Falcone sosteneva che le mafie si infiltrano nei sistemi legali ed economici, rendendo necessaria una risposta istituzionale sovranazionale, supportata da normative comuni che ostacolino il riciclaggio e l’infiltrazione criminale.

In quest’ottica, risulta auspicabile una riforma dei trattati europei che consenta l’istituzione di una Commissione Interparlamentare Antimafia presso il Parlamento Europeo. L’istituzione di una Commissione Interparlamentare Antimafia consentirebbe un monitoraggio più efficace dei fenomeni mafiosi a livello europeo, faciliterebbe la raccolta e lo scambio di informazioni tra Stati membri, e promuoverebbe l’adozione di strategie legislative comuni, rafforzando la cooperazione giudiziaria e investigativa.

La criminalità organizzata, infatti, si evolve costantemente, sfruttando le lacune normative e le divergenze tra gli ordinamenti giuridici nazionali. Solo un approccio condiviso, sistemico e dinamico può garantire una risposta adeguata e tempestiva alle sfide che la criminalità organizzata pone. In questo contesto, la creazione di una commissione antimafia europea dovrebbe diventare un tema centrale nel dibattito politico dell’Unione, poiché la lotta alle mafie non è solo una questione di giustizia, ma anche di tutela dello stato di diritto, della democrazia e dei diritti dei cittadini europei.

Come affermava Giovanni Falcone” La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine” Tuttavia, questa fine non potrà avvenire senza un impegno concreto e duraturo da parte degli Stati europei.

4. Conclusioni

L’assenza di una Commissione Antimafia presso il Parlamento Europeo evidenzia una lacuna istituzionale significativa nel contrasto alla criminalità organizzata transnazionale. A fronte dell’evoluzione del fenomeno mafioso e della sua crescente dimensione economico-finanziaria, è indispensabile promuovere un coordinamento sovranazionale che superi la frammentazione normativa e operativa esistente tra i singoli Paesi membri. La creazione di una commissione parlamentare antimafia a livello europeo, accompagnata da una riforma dei trattati, rappresenterebbe una risposta istituzionale adeguata.  Solo attraverso una visione condivisa e l’adozione di strumenti comuni sarà infatti possibile affrontare efficacemente le nuove sfide poste dalle criminalità organizzata; in linea con l’eredità morale e giuridica lasciata da figure come Pio La Torre e Giovanni Falcone.

 

 

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