Authors: Chiara Milano e Annalisa Trabbia
Committees: Agricultural and Environmental Frauds Committee e Investigations &
Activities Committee
Date: 03/05/2025
Durante la sessione pomeridiana della STEPPO Final Conference del 10 aprile 2025, tra gli interventi che si sono tenuti, vi è stato quello della Dottoressa Esther Muniz Espada, chair dell’Agricultural and Environmental Frauds Committee, e dell’Avvocato Samuel Bolis, vice chair dello stesso comitato, nonché vice chair dell’Investigations and Activities Committee.
Entrambi hanno affrontato il tema centrale di come l’Unione Europea stia intensificando gli sforzi per contrastare i crimini ambientali e le frodi agroalimentari, fenomeni in aumento e di portata sempre più internazionale.
La dottoressa Muniz Espada ha aperto il suo intervento evidenziando come la criminalità ambientale rappresenti ad oggi una delle minacce più gravi, ma al contempo sottovalutate, allo Stato di diritto e al benessere collettivo dei cittadini.
“Parliamo di reati che vanno dal traffico illecito di rifiuti alla deforestazione illegale, dall’uso non autorizzato di pesticidi pericolosi alle frodi nella certificazione di prodotti biologici. Tutto ciò ha un impatto diretto sulla salute pubblica, sull’economia e sull’ambiente, ed è spesso orchestrato da reti criminali ben strutturate”, ha dichiarato.
Un punto centrale del suo intervento è stato il richiamo alla nuova Direttiva Europea sui crimini ambientali, recentemente approvata per colmare le lacune normative che finora non avevano sempre permesso di perseguire efficacemente chi danneggia l’ambiente. Questa nuova normativa introduce fattispecie di reato aggiuntive, pene più severe e amplia la responsabilità penale, obbligando a rispondere di questi crimini non solo le persone fisiche, ma anche le aziende e, dunque, riconoscendo il ruolo fondamentale delle imprese nella tutela dell’ambiente.
Accanto al quadro giuridico, la Dottoressa ha insistito sull’importanza della cooperazione interistituzionale nella lotta contro questo tipo di criminalità, invocando un approccio “multi-layered”, che combini politiche pubbliche, controlli concreti e il coinvolgimento della società civile. Come ha sottolineato: “La protezione dell’ambiente è una responsabilità condivisa. Ma senza un enforcement credibile e coerente, ogni strategia resta sulla carta”.
Proseguendo, la Dottoressa si è soffermata sulle sfide che il settore agrario europeo sta affrontando nell’era del Green Deal. Ha evidenziato come l’aumento delle normative ambientali, seppur nate da intenti virtuosi, abbia generato una pressione insostenibile sugli agricoltori, portando anche a un incremento delle frodi legate alla gestione delle politiche agricole comunitarie.
Il Green Deal, pur rappresentando una svolta epocale nelle politiche ambientali europee, ha introdotto un carico normativo che, secondo Muniz Espada, spesso non tiene conto della realtà economica e produttiva dei territori rurali. In particolare, ha messo in luce come l’armonizzazione degli standard ambientali a livello globale rischi di diventare un freno alla competitività europea.
Inoltre, l’imposizione di vincoli ambientali ha avuto ripercussioni anche sul diritto di proprietà, limitando le facoltà dei proprietari senza sempre prevedere adeguati meccanismi di compensazione. Si tratta, secondo la Dottoressa, di una trasformazione normativa che collide con gli obiettivi tradizionali della Politica Agricola Comune, rischiando di compromettere la sicurezza alimentare e la sostenibilità economica del settore agricolo.
In conclusione, la Dott.ssa Muniz Espada ha accolto positivamente l’approvazione recente del “pacchetto omnibus” (26 febbraio 2025), che mira a semplificare le norme in materia di sostenibilità ambientale per l’80% delle aziende europee, cercando un nuovo equilibrio tra tutela dell’ambiente e competitività economica. Si tratterebbe, secondo lei, di un passo che potrebbe ridurre le frodi e permettere una transizione ecologica più pragmatica e sostenibile.
A partire da queste considerazioni, l’intervento è passato con naturale continuità all’Avvocato Samuel Bolis, che ha portato un punto di vista operativo sulla lotta alle frodi agro-alimentari.
“Le più recenti indagini della Procura europea hanno consentito di rilevare la presenza di appartenenti ad associazioni a delinquere di stampo mafioso in frodi alla PAC commesse in altri Paesi UE, al di fuori dell’Italia. In questi contesti, i poteri investigativi di cui EPPO è dotata, sono sicuramente stati determinanti per svelare qualcosa che con i normali strumenti rogatoriali o anche con il mandato di indagine europeo, molto probabilmente, sarebbero passati inosservati”.
L’avvocato Bolis, in quanto vice chair anche dell’Investigations and Activities Committee ha continuato sottolineando un grande problema, ovvero che non tutti i Paesi dell’UE si trovano allo stesso livello nelle indagini. Alcuni Stati hanno unità specializzate, e strumenti tecnologici estremamente avanzati, mentre altri Stati fanno fatica anche con l’applicazione delle leggi base. A tal proposito, ha affermato la necessità di un salto di qualità (task force miste, sistemi di allerta rapida e una banca dati comuni), altrimenti: “chi inquina paga: l’insegnamento di Falcone di “follow the money” deve guidare anche le indagini in materia ambientale”.
Durante l’incontro, l’intervento della dottoressa Esther Muñiz Espada, affiancata dall’avvocato Samuel Bolis, ha evidenziato un concetto chiave: nella lotta alla criminalità ambientale, il coordinamento tra istituzioni non è solo auspicabile, bensì essenziale.
A fare davvero la differenza è la cooperazione tra i diversi livelli di governance, un’alleanza strategica che permette di individuare, contrastare e reprimere crimini ambientali complessi e transnazionali. In questo quadro, la Procura Europea (EPPO) emerge come un attore centrale, operando al fianco di agenzie come Eurojust, Europol e le autorità giudiziarie e investigative nazionali. Solo adottando un approccio multilivello, che integri strumenti giuridici, investigativi e di intelligence su scala europea e locale, è possibile far emergere reati spesso nascosti e assicurare alla giustizia i responsabili. Il messaggio è chiaro: contro la criminalità ambientale, agire insieme è l’unica via efficace.