Author: Paola Dell’Orletta, Ines Kaede Kikuchi, Giacomo Ticozzi, Leonardo Petrozzi, Liceo Classico Carducci.
Commitee: Law Enforcement Agencies and High School Committee.
Date: 06/06/2024

L’European Public Prosecutor’s Office (E.P.P.O.) è un’istituzione indipendente che indaga sui reati che ledono gli interessi finanziari dell’Unione Europea. I risultati sono ben visibili: solo recentemente un’operazione condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Milano, sotto la direzione della Procura Europea, ha portato all’arresto di cinque persone accusate di aver orchestrato una “frode carosello” tra diversi Stati membri[1]. L’indagine ha permesso di smantellare un’organizzazione criminale sospettata di aver emesso ed utilizzato fatture false per operazioni inesistenti al fine di evadere l’imposta sul valore aggiunto nel commercio di bevande alcoliche, attraverso una rete di aziende presenti in ben 12 Paesi europei. La frode avrebbe generato tra il 2015 e il 2021 un fatturato di oltre 850 milioni di euro, con un’evasione di I.V.A. quantificata in 220 milioni di euro.

Da questi dati si ha la netta percezione dell’importanza delle indagini svolte da E.P.P.O., essenziali per il recupero di gettito in favore dello Stato e delle istituzioni europee. Tale organismo opera dal 1° giugno 2021 grazie alla collaborazione di 22 Paesi su 27, fra cui l’Italia. Recentemente, con l’ingresso in E.P.P.O. della Polonia[2], il numero di Paesi aderenti è salito a 23. I reati perseguiti sono indicati nella Direttiva (UE) 2017/1371 (nota anche come “Direttiva PIF” il cui acronimo significa Protezione Interessi Finanziari): fra essi spiccano le frodi in materia di I.V.A. che coinvolgono due o più Stati membri e comportano un’evasione superiore a 10 milioni di Euro.

In questa sede dedicheremo particolare attenzione alle frodi carosello, considerate tra le più gravi e diffuse forme di frodi all’I.V.A.[3]. La frode carosello consiste in un insieme di operazioni commerciali che non hanno ragioni economiche ma, quale scopo primario, l’evasione dell’I.V.A.. Il nome deriva dal vorticoso giro di operazioni commerciali che rievoca l’immagine della giostra per antonomasia, la giostra carosello. Questo fenomeno criminale è frequente soprattutto nel settore del commercio di dispositivi elettronici, ma anche di autovetture, pneumatici, prodotti petroliferi e, recentemente, anche nello scambio relativo alle quote di emissioni di gas serra.

L’autore della frode crea dal nulla una serie di aziende italiane ed estere, esistenti solo sulla carta ed intestate a persone decedute o nullatenenti, prive di una qualsivoglia consistenza reale (per questo note anche come società “cartiere”). Questa catena di aziende sfrutta il meccanismo del reverse charge per evadere l’I.V.A.: nel commercio tra Stati membri dell’Unione Europea, infatti, è consentito lo spostamento degli obblighi fiscali per il versamento dell’I.V.A. dal fornitore estero all’impresa con sede nel territorio nazionale. La frode carosello, tuttavia, utilizza questo strumento solo per fini illeciti: l’azienda estera, definita “conduit company”, emette una fattura alla società cartiera italiana, denominata “missing trader”, a cui però non cede alcuna merce. La missing trader successivamente effettua una cessione, anch’essa fittizia, nei confronti di un’azienda italiana definita “filtro” o “buffer”: con l’emissione della fattura di vendita, la missing trader è obbligata a versare allo Stato l’intero valore aggiunto del bene, anche la porzione di “valore aggiunto” prodotta all’estero, tuttavia, la cartiera non paga nulla all’erario e sparisce dopo qualche anno, portando con sé un debito che molto difficilmente potrà essere recuperato dalle istituzioni pubbliche[4]. A questo punto la frode può avere due sviluppi alternativi. Nella frode carosello “chiusa l’azienda che acquista dalla filtro, nota come “broker”, rivende la merce acquistata al fornitore comunitario, realizzando una nuova cessione intracomunitaria (un nuovo giro di giostra). Grazie al meccanismo del reverse charge, la broker può vendere all’azienda comunitaria il bene senza applicare l’I.V.A.: pertanto non deve versare alcuna imposta allo Stato italiano, maturando invece il diritto di ottenere dall’erario il rimborso dell’I.V.A. pagata al proprio fornitore, pari al 22% della fattura d’acquisto. Con tale condotta, la broker ottiene un illecito guadagno visto che l’I.V.A. corrisposta alla filtro nella realtà dei fatti rimane sempre nelle mani dell’artefice del reato.

Nel caso della frode carosello “aperta la broker italiana rivende la merce direttamente al consumatore finale, questa volta versando allo Stato l’I.V.A. per il valore aggiunto. In questa ipotesi, seppure la broker si trovi a pagare (solo lei) la quota di I.V.A. dovuta, il vantaggio che ne ricava è quello di poter vendere la merce ad un prezzo più basso grazie all’I.V.A. non versata dai suoi predecessori. Nelle frodi carosello aperte, pertanto, oltre allo Stato che non incassa la parte dell’I.V.A. non versata dalla missing trader e dalla filtro, vengono danneggiate le aziende che operano sul mercato in modo corretto adempiendo alle prestazioni fiscali nel pieno rispetto delle norme[5].

Nella continua lotta tra criminali e tutori della legge, chi organizza la frode carosello può sfruttare a proprio vantaggio il fattore tempo: la velocità nell’aprire e chiudere società intestate a nullatenenti è da sempre il grande vantaggio competitivo in capo a chi delinque, a cui corrisponde una minore velocità delle istituzioni nel condurre le indagini, anche a causa della lentezza da parte degli Stati nello scambio delle informazioni. A questo proposito la Procura Europea si sta impegnando a contrastare il fenomeno delle frodi carosello tramite nuovi strumenti normativi che consentono di accelerare il corso delle indagini. Il Regolamento istitutivo dell’E.P.P.O. (Regolamento UE 2017/1939) ha introdotto una nuova forma di “indagine transfrontaliere”, che vede la collaborazione tra Procuratori Europei di nazioni aderenti ad E.P.P.O.. Come recita l’articolo 31: “I procuratori europei delegati agiscono in stretta cooperazione fornendosi reciproca assistenza e consultandosi regolarmente nei casi transfrontalieri. Qualora una misura debba essere intrapresa in uno Stato membro diverso da quello del procuratore europeo delegato incaricato del caso, quest’ultimo decide in merito all’adozione della misura necessaria e la assegna a un procuratore europeo delegato avente sede nello Stato membro in cui la misura in questione deve essere eseguita”. Le attività di indagine che possono essere effettuate all’estero sono elencate nell’articolo 30 e consistono, principalmente, in perquisizioni, produzioni documentali ed informatiche, congelamento di beni destinati alla confisca ed intercettazioni di comunicazioni elettroniche.

Dalla Relazione annuale 2023 pubblicata da E.P.P.O. emerge come vi sia una crescente efficacia nel contrasto ai reati finanziari in danno dell’U.E.[6]. Ciò è anche il risultato di una migliore cooperazione tra la Procura Europea e le autorità nazionali competenti, come la Guardia di Finanza, l’Agenzia delle Entrate e l’Agenzia delle Dogane. Al 31.12.2023 le indagini attive della Procura Europea nei Paesi aderenti sono state pari a 1.927 (il 58% in più rispetto al 2022), per danni stimati in oltre 19,2 miliardi di euro. Il 17,5% di tali indagini riguardano le forme più gravi di frodi I.V.A. transfrontaliere che hanno visto coinvolti due o più Stati membri dell’U.E., con un’evasione di 11,5 miliardi di euro, pari al 59% del danno al bilancio comunitario. Questi dati incoraggianti confermano il progresso della Procura Europea, sempre più parte attiva nella lotta contro la criminalità economico-finanziaria in Europa.


[1]    https://www.eppo.europa.eu/en/media/news/italy-eppo-uncovers-eu220-million-vat-fraud-involving-alcohol-exports

[2]     https://www.eppo.europa.eu/en/about/members/poland ma anche https://www.borsaitaliana.it/borsa/notizie/radiocor/economia/dettaglio/polonia-per-bruxelles-non-c-e–piu–rischio-violazione-grave-stato-di-diritto-nRC_06052024_1416_375108691.html

[3]     Come sottolineato anche nella “Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva anno 2023” dalla Commissione per la redazione della Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva, istituita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Per maggiori informazioni consultare: https://www.finanze.gov.it/export/sites/finanze/.galleries/Documenti/Varie/Relazione-evasione-fiscale-e-contributiva-2023_26set-finale.pdf

[4]     Per ulteriori approfondimenti sul tema, v. Casazza A., Lupo R. “Frodi IVA e ruolo della Procura europea”, PM edizioni, 2021.

[5]     Carbone M., Bosco M., Petese L. “La geografia dei paradisi fiscali”, IPSOA, 2017.

[6]     https://www.eppo.europa.eu/en/media/news/annual-report-2023-eppo-warns-serious-organised-crime-continues-to-feast-eu-revenue

 

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