Author: Samuel Bolis. Filip Siroky.
Committee: Investigations & Activities
Date: 14/11/2023

È dei primi di novembre la notizia[1] secondo la quale i magistrati della sede EPPO di Milano hanno ottenuto dal GIP di Busto Arsizio (VA) l’emissione di due ordinanze di custodia cautelare in carcere – ma siamo nella fase delle indagini preliminari e pertanto deve essere fatta salva la presunzione di innocenza nei loro confronti – nei confronti di due imprenditori lombardi accusati di aver realizzato una frode carosello finalizzata che ha consentito loro di conseguire un indebito profitto da oltre 50 milioni di euro.

La frode carosello attiene, in breve, ad un meccanismo fraudolento internazionale che sfrutta delle società formalmente costituite ma sostanzialmente prive di qualsivoglia organizzazione aziendale (c.d. cartiere) per importare nello Stato beni provenienti da altri Paesi membri dell’Unione Europea senza però ottemperare al versamento dell’IVA dovuta. È opportuno ricordare come nonostante l’Atto unico europeo del 1987 abbia previsto la costituzione del mercato interno europeo già a decorrere dal 31 dicembre 1992, ancora oggi vige un periodo transitorio per quanto concerne le imposte indirette: ciò comporta che le società produttrici dei beni esportati in altro paese membro non devono versare l’IVA nello Stato di produzione, che però deve essere integralmente versata dalla prima società che importa tale bene nello Stato membro di consumo. Pertanto se tale società è inesistente, di fatto l’IVA non viene versata da alcun soggetto, con la conseguenza che l’organizzazione criminale può immettere nel mercato merce a un prezzo di concorrenziale, in genere pari all’IVA evasa, distorcendo così la libera concorrenza nel mercato di riferimento.

Venendo alle indagini, i due imprenditori italiani erano i rappresentanti legali di due società operanti nel settore della vendita di prodotti tecnologici a capo di altre 13 società nazionali e 1 estera ubicata in Croazia a mezzo della quale hanno importato milioni di pezzi di elettronica da consumo (air pods, memoria per computer, etc.). A riprova del fatto che tali reati economici vengono sempre più spesso realizzati in una dimensione europea, si evidenzia il fatto di come uno degli arrestati fosse già stato colpito in passato da precedenti misure cautelari personali per truffa e reati di bancarotta in Germania mentre il secondo soggetto è stato arrestato al rientro in territorio nazionale dalla Moldavia, da dove gestiva la frode fiscale.

La Commissione europea ha calcolato che nel 2021 il “VAT Gap”, ovvero l’ammontare dell’IVA dovuta e non versata, è stato pari a circa 61 miliardi di euro, 14,6 dei quali evasi proprio in Italia.

[1] Il comunicato è stato pubblicato sul sito istituzionale di EPPO in data 7 novembre 2023, al seguente indirizzo: https://www.eppo.europa.eu/en/news/italy-two-arrests-eu50-million-vat-fraud-scheme-involving-small-electronic-devices .

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