Author: Angelo Salimbeni. Andrea Zanini.
Committee: Agricultural and Enviromental Fraud
Date: 13/11/2023

Jan kuciak era un giornalista investigativo, freddato a colpi di pistola il 21 febbraio 2018 nella sua casa.

Jan Kuciak aveva 27 anni, ma un coraggio e delle capacità investigative da giornalista maturo. Nel febbraio 2018, al momento del suo assassinio, stava lavorando ad un’indagine investigativa transnazionale che vedeva coinvolte famiglie legate alla Ndrangheta e leader politici slovacchi.

All’indomani della sua morte i suoi colleghi hanno pubblicato la sua incompiuta ultima indagine nella quale svela i business di alcune famiglie legate alla ndrangheta, business che divorano i fondi europei per l’agricoltura assegnati in Slovacchia e che vedevano imprenditori locali coinvolti nel riciclaggio di denaro, in un giro di affari che per i soli fondi europei per l’agricoltura superava i 68 MILIONI di euro.

Kuciak con la sua inchiesta ha evidenziato i limiti nell’applicare e far rispettare la legge in base agli strumenti classici della cooperazione giudiziaria, e ha consentito a tutti di capire quanto fosse necessario ed impellente l’esigenza di un fronte unico contro i reati transnazionali della criminalità organizzata.

4 anni dopo il suo assassinio, la sua eroica lotta e il suo coraggio rimangono un monito e un’ispirazione per tutti noi.

Un monito ed un avvertimento per farci comprendere che la criminalità organizzata deve essere combattuta in ogni momento e soprattutto attraverso l’instaurazione di una coalizione unita, indipendente ed efficace di cittadini europei onesti e audaci.

Kuciak è la personificazione dei valori attorno ai quali è stata plasmata la procura europea, e pertanto è dal suo ricordo e dalla sua memoria che vogliamo partire, ponendoci un quesito.

Fino a questo momento siamo stati in grado di dare un senso collettivo al suo sacrificio?

Da un primo punto di vista la risposta può essere resa certamente in senso affermativo, la chimera di un fronte unico europeo nella lotta ai reati trans-nazionali è stata realizzata. L’articolo 20 del TUE ha reso possibile l’istituzione della Procura Europea (EPPO), che mediante una rete di procuratori europei delegati, indipendenti e competenti realizza la cooperazione rafforzata a lungo auspicata da Kuciak.

La competenza della procura europea è stata perimetrata sulla base della direttiva PIF 2017/1371 dell’Ottobre 2017, avente per oggetto i reati lesivi degli interessi finanziari dell’UE, interessi che più fanno gola alla criminalità organizzata.

D’altro canto, però l’ombra della criminalità organizzata attorno ai fondi europei aleggia ancora prepotentemente, ed è nostro dovere continuare a tenere alta l’attenzione su questo fenomeno, nel rispetto della memoria e del sacrificio di Kuciak.

La relazione annuale della Corte dei conti del 2022 a questo proposito lancia un grido di allarme alla procura europea

L’analisi dei dati sulle frodi ai fondi strutturali e ai fondi Pac, resa dalla Corte dei conti nella tabella sopra riportata, mette in risalto un fenomeno preoccupante: l’imponente numero di frodi commesse ai danni dell’Unione europea da persone o società con sede nella regione Calabria.

Nel 2021 le frodi ai fondi strutturali in Calabria sono più dell’81% delle frodi commesse sul totale delle altre 19 amministrazioni regionali, con più di 17 mln di euro frodati in 37 diversi casi, su un totale nazionale di 21 Mln in 79 casi.

Nello stesso anno le frodi ai fondi PAC in Calabria hanno rappresentato circa il 30% delle frodi commesse sul totale delle amministrazioni regionali, con più di 4 mln di euro frodati in ben 54 casi, a fronte di 14 mln e 216 casi nel totale nazionale.

Da una lettura congiunta emerge che nella sola Calabria nel 2021 sono stati frodati con raggiri e truffe, fondi strutturali e fondi PAC in una misura superiore al 60% del totale delle frodi commesse nelle altre amministrazioni regionali.

L’anomalia di questi dati è lampante. Ed è proprio sull’anomalia di dati come questi che si concentra l’incessante lavoro dei procuratori europei delegati, impegnati ogni giorno in una strenua attività d’indagine.

Con particolar riferimento ai sussidi relativi alla politica agricola comune, la modalità con la quale più di sovente avvengono le frodi è fatta di intimidazioni, violenze e terrore come strumenti per ottenere il possesso di appezzamenti di terra con lo scopo di accaparrarsi indebitamente i relativi fondi comunitari ivi destinati.

Ne è un triste ed esemplificativo esempio l’indagine svolta dalla procura europea e dal reparto dei Carabinieri di Messina che pochi mesi fa, nell’aprile del 2023, ha portato al sequestro di beni per 322 mila euro in provincia di Crotone.

Gli indagati avrebbero commesso reiterate condotte illecite, con modalità pedisseque a quelle sopra descritte: il conseguimento fraudolento dei “titoli di pagamento” è avvenuto su appezzamenti di terreno di cui non avevano alcuna legittima disponibilità e il cui possesso era stato delittuosamente ottenuto.

Dinamiche criminali simili avvengono in molte altre regioni Italiane: Sicilia, Abruzzo, Puglia, ma con una significativa differenza; in questi territori si è riuscito ad attribuirgli il giusto peso, e dunque un nome “mafia dei pascoli”.

Con mafia dei pascoli si fa riferimento alle violente dinamiche prima descritte e ad un insieme di fenomeni criminali cresciuti negli ultimi anni in associazione all’aumento dei fondi europei stanziati per il settore agricolo.

Succede a Crotone, a Reggio Calabria, a Sibari, a Rosarno, il controllo del territorio passa ancora dal controllo della terra, ma nessuno in Calabria riesce a considerare unitamente questo fenomeno, nessuno riesce a dargli il giusto peso e dunque a dargli un nome. Eppure, il 30% delle frodi sui fondi Pac avviene proprio in questi territori, lo abbiamo visto prima.

Ci siamo chiesti perché. Perché se i dati sono così evidenti e il numero di indagini così elevato non si riesce ad inquadrare il fenomeno? Perchè nessuna testata giornalistica Nazionale racconta delle svariate indagini della Procura Europea in Calabria? Perché non lo si tratta come una vera piaga?

È chiaro che dinanzi a questi numeri e a queste dinamiche aleggia l’ombra oscura della mala Calabrese, ma nessuno ne parla.

I grandi editori hanno smesso di raccontarci di mafia, con la motivazione che i lettori non sono più interessati all’argomento.

Omicidi, stragi, sentenze eclatanti, centinaia di arresti, sono queste le notizie che fanno rumore.

Ma la ndrangheta è la mafia silente, è la mafia che ha imparato dagli errori degli altri, che ha evitato lo scontro frontale con lo stato e che non fa rumore, come un tumore che silenziosamente mangia tutto ciò che incontra.

Chi quella terra la vive, però, sa che quel silenzio in realtà spacca i timpani e che solo una corretta e approfondita informazione può scalfire il monopolio delle coscienze e svelare i perversi meccanismi di sfruttamento delle risorse del territorio.

Questi meccanismi di sfruttamento sono presenti ovunque in Calabria, e con gli sforzi della procura europea siamo certi che emergeranno, ma solo quando i media cominceranno a considerare il fenomeno unitamente e a contestualizzare le singole indagini nelle dinamiche del territorio in cui si trovano, potremo finalmente svelare – per poi combattere – un’ennesima piaga profonda e dolorosa per la società civile calabrese.

Committee: Agricultural and Enviromental Fraud
Facing and contrasting frauds that occur in the Common Agricultural Policy field
Chair: Prof. Maria Esther Muniz Espada
Vice Chair: Dr. Samuel Bolis

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